Il pacco dell'Arte e il pacco di Dio
30/06/2009
(30.6.09 Madrid, in una sala d. museo Thyssen Bornemisza, mostra H. Matisse)
In alcuni corti girati negli anni
Cinquanta su e con Picasso (intento a dipingere o a fare autopromozione avendo
l’aria di sottrarsene), Picasso non è da solo per meglio risaltare da
protagonista assoluto, e l’adorazione incondizionata di chi gli fa da spalla
(coppie dell’alta borghesia venute, secondo me, per comprare senza passare dal
gallerista) gli permette di assumere tutti i fasti scientemente sottotono della
modestia e della semplicità riducendo il suo apparire massmediatico a una
tegola cadutagli in testa mentre passava di là. È come un papa: con quella
posizione raggiunta “non per piacer mio ma per far piacere a Dio”, da quel
balcone e con quelle comparse attorno in rosso porpora e a strisce
michelangiolesche può rinunciare un momento a tutti gli ori e pietre preziose e
a tutta la strategia carrieristica della sua apoteosi e, a pancia pienissima,
faccia mesta e voce compassionevole, ricordare la fame nel mondo, lo sfruttamento
dei più deboli, la crudeltà della guerra, proprio come se lui ne fosse una
vittima come tante e non un artefice come pochi. Quando Picasso apre bocca,
dice sull’arte, proprio come un papa sulle ingiustizie umane e quindi su Dio,
delle tali sciocchezze trite e ritrite proprio perché presuppone che l’arte,
come Dio, esista in sé e non sia invece tutto ciò che di inartistico (e,
riguardo a Dio in sé, di animalità irrisolta) partecipa alla sua propaganda, e
tutti restano beanti dall’ammirazione: è il trionfo pregresso del cretino che
sancisce il genio del momento, perché i cretini di prima non ammetteranno mai
di essere gli stessi cretini di adesso che non potevano che scegliersi un capo
all’altezza della loro intelligenza di sempre. Il discorso si può estendere. A.B.
Il problema è che anche uno come Einstein elecubrava su Dio, o per citare altri sommi artisti come Beethoven e Michelangelo...il fatto che noi umani abbiamo lo stesso destino e la stessa somma dignità delle formiche e delle foglie secche è per me una verità tanto banale e sconcertante che nemmeno da piccola vi ho mai dubitato...eppure non è che sono una gran cima..vien da chidersi allora come mai questi geni non abbiano censurato la parola stessa (dio), ineffetti per me è un grosso dilemma!
Scritto da: Beatrice | 02/07/2009 a 04:29 p.
bella domietta alias desideria in quella foto...
Scritto da: michele | 12/07/2009 a 09:21 p.