Roberto Formigoni e una vernice immaginaria
30/05/2011
Dunque, Roberto Formigoni è del 1947 e quindi per un démon de midi mi sembra un po' tardi. Qualche povero di spirito potrà pensare che i capetti ai quali ci sta abituando siano frutto di un missile rosa improvvisamente combusto verso galassie di strecciamenti YMCA e aièmuòtaièm, ma assolutamente no: quelli di CL, in caso, lo prendono nel culo in Facis per tutta la vita (quelli dell'Opus Dei in Massimo Dutti, naturalmente per corroborare l'economia spagnola), ché non sia mai qualcuno se ne accorga al San Raffaele. Non si tratta nemmeno di goeringhismi tardivi, non vedo mantelli né frange né mostrine né pellicce né mascelle. No, è che Roberto Formigoni tende a usurpare a Berlusconi il trono di installazione movente di Jeff Koons: Larry Gagosian pagherebbe a peso d'oro il suo clone in vinile a grandezza naturale che mima degli smorzacandela immaginari sopra un prato di violette alla Tate Modern o il suo bel sorriso mentre sugge dal tetrabrick del latte sporcandosi lo jabot della camicia pervinca paisley mentre da lontano Ilona spia affranta all'ultimo piano del Mori. Dear mr Koons, I want a share.
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