Una cinquina di già morti, da vivi.
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Troppo frocio! (Se Jason Bourne s'inchiappetta Gordon Gekko)

Lowe

Basterebbe solo questo frame qui sopra a leggittimare il titolo di questo post, ma è anche la motivazione per la quale "Behind the candelabra", biopic sulla campissima vita di Liberace, i distributori cinematografici americani si sono rifiutati di distribuirlo nelle sale, relegando l' uscita dello stesso sulla tv via cavo HBO alla fine di maggio di quest'anno. Per quanto mi riguarda è bastato questo frame - lui è Rob Lowe nell'interpretazione della sua carriera - per apprezzare questo molto strano film di Soderbergh che vede per protagonisti Michael Douglas nei panni di Liberace e Matt Damon nella parte del di lui amante/chauffeur/segretario personale Scott Thorson. Il film è tratto dall'omonimo libro scandalo scritto da questo inquieto marchettone (ma anche truffatore di carte di credito) che  dopo aver passato un'adolescenza disagiata midwestista con mamma matta e multipli e melancolici cambi di foster homes, sbreccia nel cuore (e nel culo) dell'eccentrico pianofortista nel 1977, tanto da far pensare a quest'ultimo di avviare le procedure d'adozione. Le cose però prenderanno un'altra piega, ma non sto qua a raccontarvi proprio tutto.

Incredibilmente, più che frocio il film è gelido: il flamboyantismo di Liberace così perfettamente aderente al lifestyle Las Vegas e molto stomacante nel suo esercizio di cristallerie, volpi bianche, ori e Rolls d'oro, drappi e chiaramente candelabri, per un inspiegabile motivo - forse un esorcismo - non riesce mai a scaldare la temperatura, nemmeno con i tanti episodi che rivelano il torbido sotto il candelabro, il putridume National Enquirer-riferito. Fra brillocchi e chirurgie plastiche, glory holes e arredamenti in stile spiccano le interpretazioni molto efficaci - inquietanti - di Michael Douglas, che imita alla perfezione lo scheccare vero di Liberace e Matt Damon, molto bravo nell'incedere appesantito e dumb del ricordo di bellezze somaresche appassite e anche nevrotiche e aggravate dall'uso disinvolto di coca e speed. Rob Lowe e Debbie Reynolds, rispettivamente chirurgo plastico e mamma di Liberace (il padre vero era nato a Formia!), sono immensi nel loro cameismo e sicuramente probabili candidati di Emmys. Forse "Behind the Candelabra"  non è gelido ma naturalmente respingente perché descrive il côté di una superficie che accieca e riflette il suo immenso nulla "nel bene" (la condanna della vita di una checca nell'armadio) e "nel male" (Jason Bourne che s'inchiappetta Gordon Gekko) senza moralismi di sorta. E quindi m'è piaciuto.