Testaspallabebiuàn (La sottile linea rosa Don Lurio-Alan Friedman)
11/02/2014
Quello che ci fa più simili al Congo è l'anal-espulsività di quando veniamo riconosciuti all'estero, specialmente dai paesi anglosassoni: non importa se siamo in zona pizze e mandolini o Rrobertooo!, Chiantishire o l'ho ciusato a ecs factor, agli italiani piace da matti perché li colloca da qualche parte - non importa quale - ma più precisamente dà loro l'illusione d'appartenere e ancora meglio d'esistere. Le star americane che diventano testimonial di campagne giapponesi per automobili e whisky locali si beccano fior di quattrini e fanno bene ad approfittarsi della stardom planentaria personale ma non è mica il nostro caso: Don Lurio (il primo a far ridere la platea televisiva per il suo italiano improbabile), Garrison (molto simpatico e irresistibile quando si prende cazziatoni dalla Maria sulle sue scarse doti da interprete simultaneo), Mika (bravissimo pro domo sua, meno nel scegliere le canzoni alle sue cantanti) e Alan Friedman (veemente moralizzatore chubby bear dell'Italian Job) sono tutti esempi d'emigranti di lingua inglese dalla probabile affettività diversamente eterosessuale qui in Italia per monetizzare, forse perché è il Paese dove riescono a farlo meglio hic et nunc, altrove non mi risulta al momento abbiano Oscar o Pulitzer o Grammy da ritirare.